Mi sembrava di sentire di nuovo il rumore dell'erba che cresce.

venerdì 8 febbraio 2019

Nemico


Mi meraviglia sempre, sai,
la preda che si immola per il branco.

L'ingorgo evolutivo dissennato
nel suo cieco disegno non contempla
per l'individuo nessun privilegio;
non ha appello il verdetto
insindacabile dell'informe mucchio.

Anch'io avrei forse voluto
consegnarmi senza combattimenti
e concedere ai compagni persi e assetati
d'abbeverarsi esausti nel ruscello
dell'inconsapevolezza e del torpore.

Ma il mio nemico non ha rostro né artigli,
non corre all'impazzata,
né balza all'improvviso dalle rocce.
Non si nasconde immobile nell'ombra
pregustando l'acre miscuglio
di sangue caldo e carne ancora viva.

Il mio nemico mi accompagna calmo
nel dispiegarsi delle ore;
segue il mio passo senza fretta,
tiene per me l'ombrello nei brevi pomeriggi di novembre.
S'attarda in primavera sulla riva del mare addormentato,
per farmi respirare brezza e sale.
Siede con me sulla panchina al parco
e osserva i giochi dei bambini, le papere nuotare.
Insieme a me si logora e si annoia
nelle sale d'attesa buie e ghiacciate
di ospedali fatiscenti e tetri ambulatori.
Attende il turno dal barbiere
e fa la fila al posto mio
nell'ipermercato dell'infinito,
pagando con monete uguali
menzogne e sogni, incubi e verità.

O non è vero, forse,
che sia la vita il prezzo della vita?
Il mio nemico non ferisce o offende,
e il sacrificio che mi chiede
altri non salverà
se non me stesso.





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