L’ errante mente assetata di luce?
Tra quali rovi pungenti dovrà trascinarsi,
Quali acquitrini melmosi potrà guadare
Il desiderio esausto, il rimpianto trafitto,
Prima di fermarsi a riposare?
Ritroverà la pace questo fuoco,
Solo nel vuoto glaciale, dunque?
A queste ciglia unte di rancore,
Che lo sguardo cinereo dell’ insonnia
Ha scelto come sue dilette,
Potrà questa preghiera claudicante
Guadagnare un tiepido rifugio?
Potrà la lacrima, a un tempo audace e vile,
Ricomporre nel generoso grembo
Dei ricordi impazienti ed esplosivi
Come frutti d’ottobre dentro al riccio,
Il confine tremante ed irrisolto
Tra ciò che siamo stati
E ciò che fu raccolto, di noi, con raccapriccio.
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